Una canzone per le lingue
di Luciana Marinangeli
insegnante di francese
Ho ereditato dalla mia famiglia una certa empatia, una certa tendenza a immedesimarmi nelle sofferenze, per cui sono uscita dalla scuola sono in pensione però sento lo stress, l'ansia del giovane insegnante di francese di questa lingua così bella che ha dietro questo mondo così bello perchè dietro una lingua c'è un mondo, c'è un modo di sentire c'è una storia e quella francese è straordinaria, non parliamo solo di posti di lavoro parliamo di molto di più, parliamo di valori, valori grossi.
Io sono venuta qua per dirvi due esperienze che ho fatto, io ero assistente di Macchia negli anni 60 ed ero molto scontenta all'università del tipo di insegnamento che si faceva allora, molto distante dai giovani molto accademico, e allora sono andata nella scuola normale, per esempio al Liceo Unitario Sperimentale di via della Bufalotta dove ti facevano sperimentare quello che volevi e io introdussi l'idea della canzone come strumento didattico nell'insegnamento della lingua, dietro la canzone c'era appunto tutto questo. La cosa andava talmente bene che poi incontravano i ragazzi cresciuti che mi venivano incontro cantando La douce France, poi scoprivo che erano andati a lavorare in Francia, che si erano sposati con una francese, che viaggiavano parecchio perchè la lingua li aveva aiutati, avevano capito che una lingua significa, che una lingua straniera in più, significa il doppio dei rapporti affettivi che puoi avere, significa il doppio delle possibilità di lavoro che puoi avere.
Ho ripetuto questo esperimento adesso con il Preside Montaigne, con Messier Vegher del Bureau Linguistique, di Coopération Linguistique dell'Ambasciata e ho ripetuto questa offerta, tutto volontario naturalmente, di insegnare ai giovani insegnanti come si usa la canzone come strumento didattico per l'apprendimento della lingua e della civiltà della civilisation. E' andato pure molto bene, vi racconto solo un piccolo particolare, prima ho proposto una canzone piccolissima, facilissima, la Tricòté, che Tricòté non vuol dire solo fare a maglia ma è un modo dei bambini di camminare incrociando, diverso da quello che fanno gli adulti e quindi per esempio incrociando, tutti lo abbiamo fatto, uno si e uno no, uno così..
Anche la lingua è diversa da quella degli adulti per affermare la propria autonomia rispetto all'adulto, abbiamo insegnato questa lingua, come insegnare: gli e la leggi, gli e la traduci, insieme si traduce, poi si prende parola per parola e si vede il lessico, poi struttura per struttura e si vede la struttura, però appresso e soprattutto gli dici che quello per esempio è un modo dei bambini, gli parli intanto del grande momento umano perchè la canzone è la voce di chi non parla, è di quanto di più umano e di universale possimao avere a disposizione a livello proprio popolare, che è il livello dove dobbiamo muoverci sempre, a livello reale. E allora questa canzone per esempio era una bambina che la mattina se ne anadava con la sua arpa verso il bosco, allora c'era il tema della solitudine del bambino per esempio, allora si diceva che Françoise Dolto, la grande psicanalista dice che i bambini hanno bisogno di solitudine, perchè è solo così che il loro “io” non si è isolamento, solo così che il loro “io” si può affermare, poi c'era l'arpa, allora l'arpa strumento celtico e allora nozione di civilisation, che esistono i galli che esistono i celti e che coabitano appure si sono battagliati oppure Cesare è and li a fare i disastri suoi, Asterix. E allora volevo vedere come andava e il giorno dopo, era un piccolo seminario, un insegnante mi ha detto che lei addirittura ha stimolato la sua fantasia, è entrata in classe gatton gattoni facendo la Tricòté, tutti i ragazzi si sono risvegliati, hanno imparato benissimo tutte le parole, tutte le strutture, la canzone, hanno cantato, l'importante bisogna mettere la gioia nella scuola, lo diceva Montaigne, Montaigne diceva che nella scuola ci dovevano entrare le nove muse, lo sapete? Avete letto Montaigne? No, male.
Dovete leggervi i saggi di Montaigne, Adelphi li ha pubblicati in ottima traduzione. Io ne ho fatta una piccola traduzione per il mini Bur ma purtroppo non c'è più, è finita. Diceva cose straordinarie sulla scuola Montaigne; tu dici mi stai parlando di una piccola esperienza, è un'esperienza importante mi permetto di dirvi, di classificarla importante perchè secondo me indica la strada che dobbiamo prendere per difendere i posti di lavoro certamente, la possibilità, la pluralità dei punti di vista, bene, assoluto, il concetto che diversità è ricchezza; allora la strada che dobbiamo predere è rendere attraenti, attraente il francese, come rendere attraente qualunque cose, rendere attraente il senegalese, rendere attraente qualunque cosa, come si fa a rendere attraente, vabbè gli presenti le cose più interessanti che ha prodotto quel paese, come fanno al Festival senegalese.
http://www.democrazialinguistica.it/100/forum/viewtopic.php?t=5821&p=8249#p8249
insegnante di francese
Ho ereditato dalla mia famiglia una certa empatia, una certa tendenza a immedesimarmi nelle sofferenze, per cui sono uscita dalla scuola sono in pensione però sento lo stress, l'ansia del giovane insegnante di francese di questa lingua così bella che ha dietro questo mondo così bello perchè dietro una lingua c'è un mondo, c'è un modo di sentire c'è una storia e quella francese è straordinaria, non parliamo solo di posti di lavoro parliamo di molto di più, parliamo di valori, valori grossi.
Io sono venuta qua per dirvi due esperienze che ho fatto, io ero assistente di Macchia negli anni 60 ed ero molto scontenta all'università del tipo di insegnamento che si faceva allora, molto distante dai giovani molto accademico, e allora sono andata nella scuola normale, per esempio al Liceo Unitario Sperimentale di via della Bufalotta dove ti facevano sperimentare quello che volevi e io introdussi l'idea della canzone come strumento didattico nell'insegnamento della lingua, dietro la canzone c'era appunto tutto questo. La cosa andava talmente bene che poi incontravano i ragazzi cresciuti che mi venivano incontro cantando La douce France, poi scoprivo che erano andati a lavorare in Francia, che si erano sposati con una francese, che viaggiavano parecchio perchè la lingua li aveva aiutati, avevano capito che una lingua significa, che una lingua straniera in più, significa il doppio dei rapporti affettivi che puoi avere, significa il doppio delle possibilità di lavoro che puoi avere.
Ho ripetuto questo esperimento adesso con il Preside Montaigne, con Messier Vegher del Bureau Linguistique, di Coopération Linguistique dell'Ambasciata e ho ripetuto questa offerta, tutto volontario naturalmente, di insegnare ai giovani insegnanti come si usa la canzone come strumento didattico per l'apprendimento della lingua e della civiltà della civilisation. E' andato pure molto bene, vi racconto solo un piccolo particolare, prima ho proposto una canzone piccolissima, facilissima, la Tricòté, che Tricòté non vuol dire solo fare a maglia ma è un modo dei bambini di camminare incrociando, diverso da quello che fanno gli adulti e quindi per esempio incrociando, tutti lo abbiamo fatto, uno si e uno no, uno così..
Anche la lingua è diversa da quella degli adulti per affermare la propria autonomia rispetto all'adulto, abbiamo insegnato questa lingua, come insegnare: gli e la leggi, gli e la traduci, insieme si traduce, poi si prende parola per parola e si vede il lessico, poi struttura per struttura e si vede la struttura, però appresso e soprattutto gli dici che quello per esempio è un modo dei bambini, gli parli intanto del grande momento umano perchè la canzone è la voce di chi non parla, è di quanto di più umano e di universale possimao avere a disposizione a livello proprio popolare, che è il livello dove dobbiamo muoverci sempre, a livello reale. E allora questa canzone per esempio era una bambina che la mattina se ne anadava con la sua arpa verso il bosco, allora c'era il tema della solitudine del bambino per esempio, allora si diceva che Françoise Dolto, la grande psicanalista dice che i bambini hanno bisogno di solitudine, perchè è solo così che il loro “io” non si è isolamento, solo così che il loro “io” si può affermare, poi c'era l'arpa, allora l'arpa strumento celtico e allora nozione di civilisation, che esistono i galli che esistono i celti e che coabitano appure si sono battagliati oppure Cesare è and li a fare i disastri suoi, Asterix. E allora volevo vedere come andava e il giorno dopo, era un piccolo seminario, un insegnante mi ha detto che lei addirittura ha stimolato la sua fantasia, è entrata in classe gatton gattoni facendo la Tricòté, tutti i ragazzi si sono risvegliati, hanno imparato benissimo tutte le parole, tutte le strutture, la canzone, hanno cantato, l'importante bisogna mettere la gioia nella scuola, lo diceva Montaigne, Montaigne diceva che nella scuola ci dovevano entrare le nove muse, lo sapete? Avete letto Montaigne? No, male.
Dovete leggervi i saggi di Montaigne, Adelphi li ha pubblicati in ottima traduzione. Io ne ho fatta una piccola traduzione per il mini Bur ma purtroppo non c'è più, è finita. Diceva cose straordinarie sulla scuola Montaigne; tu dici mi stai parlando di una piccola esperienza, è un'esperienza importante mi permetto di dirvi, di classificarla importante perchè secondo me indica la strada che dobbiamo prendere per difendere i posti di lavoro certamente, la possibilità, la pluralità dei punti di vista, bene, assoluto, il concetto che diversità è ricchezza; allora la strada che dobbiamo predere è rendere attraenti, attraente il francese, come rendere attraente qualunque cose, rendere attraente il senegalese, rendere attraente qualunque cosa, come si fa a rendere attraente, vabbè gli presenti le cose più interessanti che ha prodotto quel paese, come fanno al Festival senegalese.
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